Nel giugno 2010, sul quotidiano “il Foglio”, ho scritto che il progetto “fabbrica italia” era irrealizzabile. Colpevole il mercato? No. Colpa della debolezza specifica delle marche Fiat, Lancia ed Alfa Romeo in Europa. per produrre in Italia 1.400.000 vetture nel 2014, il gruppo Fiat avrebbe dovuto prima di tutto incrementare decisamente le proprie quote di mercato sia in Italia che negli altri paesi dell´Europa dei 27, il che era impensabile per almeno due ragioni commerciali: un piano gamma prodotto anemico e l´affermarsi delle marche tedesche (ma non solo), certamente non disposte a lasciare spazio al gruppo Fiat.
La Fiat era debolissima all´export in Europa; concentrata sulle vetture di gamma bassa e incapace di sviluppare Lancia e Alfa Romeo. Tre handicap non superabili in quattro anni, anche in un’ipotesi di mercato europeo in piena espansione. Fabbrica Italia era una fabbrica dei sogni.
E Marchionne? E´ proprio lui, per dirla con l´industriale Diego Della Valle, ad essere “inadeguato”?
Ha qualche ragione Cesare Romiti, di criticare l´ad Fiat? Si tenga presente che Marchionne, che non mi è simpatico affatto e che critico con meritevole costanza, ha raccolto nel 2004 una pesante eredità: quella di una Fiat sull´orlo del fallimento, in declino per effetto delle prodezze di una serie di amministratori delegati succeduti al risanatore dell´azienda, Vittorio Ghidella, costretto ad andarsene a fine 1988 dopo aver perso un “duello” con Romiti, il quale portò al massimo livello l´ingegnere Paolo Cantarella, che uscì nel 2002 lasciando una Fiat in gravissimo stato .
Marchionne, in buona sostanza, ha salvato la Fiat. non si vede chi altri avrebbe potuto farlo al posto suo.
Ma lo ha fatto spostando ad ovest il baricentro dell´ azienda e riducendo il ruolo dell´automobile italiana a poca cosa.
Questo è gravissimo ma è spiegabile: Marchionne ha ragionato e agito da manager nord americano, qual è (come hanno riconosciuto i manager di gm, contro i quali ha vinto la battaglia dell´opzione “put”) non è un manager di cultura europea. Ha ragionato e agito da tagliatore di costi qual è: non e’ un “car guy”, come Iacocca, Lutz o Ghidella. Forse ha imparato qualcosa in materia di prodotto, ma si capisce che non è la sua “cup of tea”. e non gli piace granché l´idea di far crescere un suo eventuale successore nell´azienda.
Conclusione? “Fabbrica Italia ” rimarrà indubbiamente un progetto irrealizzato, anche in considerazione del fatto che ora, una dura crisi di mercato fornisce tutte le giustificazioni possibili a un abbandono di ogni velleità di realizzazione.
Con questo, se criticare Marchionne è legittimo e chiedergli ragione anche, pensare ad una sua sostituzione sarebbe compiere un passo verso una catastrofe maggiore.